
La bolla immobiliare europea rappresenta una minaccia significativa e potenzialmente pericolosa per l’Italia e l’intera Europa. Questa situazione finanziaria ha colpito non solo il mercato immobiliare italiano, ma anche quelli di altri paesi europei come Svezia e Germania.
Cosa sta succedendo nel mercato immobiliare europeo
L’inflazione crescente e l’aumento dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea hanno reso ancora più difficile l’accesso ai mutui per molte persone, che fino all’inizio del 2022 potevano beneficiare di tassi di interesse più bassi. Queste condizioni hanno fatto sì che gli analisti temessero un’improvvisa inversione di tendenza nel mercato immobiliare.
Già in Svezia, Germania e addirittura in Olanda si è verificato un crollo del 15% nei prezzi di vendita al metro quadro. Questi Paesi sono considerati molto solidi dal punto di vista finanziario, ma anche loro sono a rischio per la vendita di proprietà immobiliari destinate a utilizzi commerciali (come supermercati e ipermercati) e aziendali (uffici e fabbriche). La stessa situazione si sta verificando anche in Italia, che dal punto di vista finanziario non è tra i paesi più solidi.
Ed è proprio l’Italia ad essere particolarmente a rischio se la bolla immobiliare dovesse esplodere. E questo dipende anche dal fatto che negli ultimi anni il settore immobiliare nel Paese ha subito una flessione significativa. Secondo gli analisti più cauti, questo calo del 14% potrebbe essere considerato una diminuzione fisiologica.
Tuttavia, tale diminuzione può essere attribuita in gran parte all’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto dei consumatori e alla maggiore diffidenza delle banche nel concedere mutui ipotecari.
In Italia è allarme rosso per il mercato immobiliare
La situazione è complessa poiché l’inflazione, la sfiducia e i rialzi dei tassi di interesse della Banca Centrale Europea (BCE) potrebbero portare a conseguenze estreme. L’Italia, in particolare nelle grandi città come Milano e Roma, è particolarmente sensibile alle questioni immobiliari, poiché gli aumenti dei prezzi degli affitti e delle vendite alimentano le diseguaglianze sociali.
Un ulteriore motivo di preoccupazione riguarda la rivoluzione delle “case green” e la direttiva dell’Unione Europea che regola la vendita delle case in Italia a partire dal 2033. Secondo la direttiva “Case Green” (EPBD), le case con una classificazione energetica inferiore a D non potranno essere vendute o affittate dopo il 2033.
Di conseguenza, le case con una classificazione inferiore diventerebbero beni poco affidabili per scopi di prestito o mutuo ipotecario, persino per coloro che intendono pignorarle per recuperare i soldi da un debitore.
In questo scenario, il valore delle case subirebbe un crollo così repentino da mettere in crisi non solo il settore immobiliare e edilizio, ma anche tutte le filiere interdipendenti, generando una crisi economica nazionale di proporzioni fatali.